domenica 23 settembre 2007

Matrimonio BIANCO

In una società dove la pornografia è a portata di “mouse”, dove segnali espliciti di erotismo e seduzione invadono le strade e le riviste anche quelle meno patinate fanno a gara per mostrare la nudità di personaggi famosi o presunti tale, potrebbe sembrare assurdo, ovvero inverosimile scoprire ancora oggi l’esistenza dei “matrimoni bianchi”.
Queste relazioni complesse e pericolose riguardano l’impossibilità dei membri della coppia a consumare per la prima volta il rapporto intimo-sessuale.
Spesso sono uomini e donne che hanno deciso per motivi personali, etici o religiosi di arrivare illibati al fatidico si, in altri casi, invece le motivazioni si possono ritrovare nella paura del sesso e in una forte ignoranza in materia di educazione sesso-affettiva.
Dalla mia esperienza di clinico, dopo un’attenta analisi delle coppie che richiedono l’intervento psicoterapeutico sessuologico, quello che più colpisce non è solo il disagio, la paura, l’ignoranza che si cela dietro il ménage à deux, ma il trascorrere del tempo, ovvero la difficoltà a trovare il coraggio di affrontare il problema lasciandosi scivolare alle spalle in media dagli 8 ai 10 anni.
Ho avuto a che fare con coppie che tra il periodo di fidanzamento prima e gli anni di matrimonio dopo, avevano lasciato passare ben 17 anni senza riuscire ad avere un rapporto sessuale completo.
Questo comportamento è reso possibile soprattutto perché all’interno della coppia vengono avviate alcune pratiche sessuali “alternative”, che escludono totalmente la possibilità di entrare in un contatto sessuale di penetrazione. Infatti, le coppie che vivono il disagio del matrimonio bianco non hanno una vera patologia sessuologica, nel senso che le fasi del comportamento sessuale (desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione) non risultano alterate. Quindi, escludendo la possibilità di viversi un rapporto sessuale completo, riescono a pianificare valide alternative (masturbazione, oralità) che soddisferanno i propri bisogni.
C’è da non sottovalutare anche l’aspetto “vergogna” che chiude la coppia in una trappola escludendola non solo dalle interazioni sociali, ma anche dalla possibilità di farsi aiutare. Questo inevitabilmente fa trascorrere il tempo rafforzando i disagi e spesso portando la coppia a distanziarsi, o comunque accusandosi di non chiare responsabilità.
Quando una coppia giunge in consulenza sono presenti paure, diffidenza, ma soprattutto stanchezza. Inoltre, nella maggior parte dei casi la spinta motivazionale più forte non riguarda il desiderio di riuscire a viversi un rapporto sessuale completo, bensì quello di avere un figlio.